Barocco & Architettura

Città adornata da architetture di un elegante barocco, e proprio in virtù di questo stile, le è stato reso l’onore, nel 2002, di aggregarsi nell’inventario del Patrimonio Dell’Unesco. Nonostante il comune abbia subito varie calamità, il suo incanto è sfolgorante dall’ incomparabile il suo scenario; l’accentuato entusiasmo religioso di molteplici illustri, ha concesso la realizzazione di numerosi santuari ecclesiali, e a tal proposito fino al XVII° secolo circa, la località calcolava l’esistenza di cento chiese. La notorietà artistica di questo magico luogo è frazionata in due noccioli, perlustriamoli insieme: Modica Bassa e Modica Alta.

duomo modica

Nella nostra Perla sottostante, è ammirevole il “Duomo di San Pietro” da una gradinata scenografica adornata dalle sculture degli Apostoli; essa fu edificata nel 1350 circa, ma in parte distrutta con il sisma del 1613, tenacemente fu restaurata ma una violente scossa terrestre del 1693 la demolì ancora una volta.

Con caparbietà, capimastri come Mario Spada e Rosario Boscarino, diedero inizio ad un restauro con una rilevante espressione tardo barocca, abbellita da un triplice portale, ornata da quattro statue di santi, e congiunta da un Cristo in Trionfo; irrinunciabile la figura della “Madonna di Trapani”, pregiata gemma di marmo, riconducibile tra i secoli XV° e XVI°. Collocata a metà, tra l’area sovrastante e quella inferiore, si eleva il “Duomo di San Giorgio”, stimato per la sua eccellente maestosità. L’attività di restauro fu intrapresa dal professionista Gagliardi, famoso maestro in campo artistico, di cui realizzò, affiancando il progetto del “Duomo di San Giorgio” di Ragusa, il modello esemplare di tutte le chiese settecentesche del territorio; circondata da un’ampia scalinata di 250 gradini, un fenomeno di opera, di forma ovale, caratterizzata da spaziature costanti, per concedere soste, durante la gravosa salita, fatica gratificata da uno scenario incomparabile, fascino di un autentico barocco, di quest’opera iblea, la cui completa realizzazione fu conclusa alla fine del 1818 dal gesuita Francesco DiMarco.Questo prestigioso patrimonio è l’orgoglio della città, delineata da un’imponente frontale, ritmata da pilastri accentuati che istituiscono un energica struttura sinuosa all’intera creazione. Volgendo lo sguardo alla parte interiore del Duomo, si evidenzia una elegante adornata di stucchi, intersezioni con la navata, che danno origine a uno spazio perpendicolare alla cupola centrale e ad altre due coperture emisferiche laterali. Lo splendore dei dipinti, uno sfolgorante albore, e arredi divini ospitano questo edificio liturgico, evidenziando l’organo a canne risalente al 1885, la tavola liturgica adornata di decori che raffigurano la biografia di San Giorgio e San Ippolito, il solenne polittico risalente al 1513 dalle sfumature intense e dinamiche. La virtù che custodisce questa perla, ha una dote inestimabile, congegni religiosi come la “Santa Cassa”, di notevole prestigio, realizzata a Venezia nel XIV° secolo, impreziosita da aneddoti biblici, e, da un contenuto celestiale: la reliquia del santo. Scostando la visione nella Modica Bassa, il nostro bulbo oculare si dirige presso la “Casa De Leva” dal maestoso uscio, con accentuati segmenti, dalle tinte gagliarde, attributi che gli conferiscono l’etichetta di essere identificato come uno dei più affascinanti portali, convertito da un’entrata di chiesetta ad una cappella privata della Famiglia De Leva. Un Immobile da una persistente compostezza barocca, è il “Palazzo Napolino”, di notevole lustro dell’arte modicana, designata da una grandiosa entrata di pietra calcarea, differenziata da una marcata lavorazione, corrosa ormai dal tempo. Nell’alta estremità splendidi balconi, adornano questa struttura, da una recinzione di ferro battuto e supportata da fondamenti abbellite da foglie d’acanto, veduta domata, dall’emblema dei Napolino.

vico terranova modica

Uno splendore, reso tale dall’associazione culturale “Serafino Amabile Guastella”, è il “Museo Ibleo delle Arti e Tradizioni popolari” collocato presso il Palazzo dei Mercedari, consistente il suo capitale, strumenti agrari, utensili di lavoro, installazioni riassettati. Diverse camere sono state ricreate da quella del sellaio, del saldatore, del ciabattino, del dolciere, del mielaio, dello scalpellino, del falegname, fino a giungere a quella del cannizzaro. Riedificata inoltre una masseria costituita dal “bagghiu”, dimora con mangiatoie e utensili da lavoro, e da “casa ri stari” dimora dove è situata la camera da letto e la camera da tessitura.

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